Sintesi del commento al film
Il film presenta molti stimoli, ma mettiamo a fuoco due spunti in particolare: la denuncia tecnologica e la vicenda interiore e relazionale, che si confondono scorrendo parallele ma anche interconnesse e richiamandosi nel film come metafore l’una dell’altra.
Abbiamo Theodor, un ragazzo tra i trenta e i quarant’anni, in procinto di divorziare. Da subito ci è presentato attraverso Il suo lavoro di scrittore di lettere su commissione per altre persone. Questo ci dà subito l’idea di un uomo che vive sugli altri, pensa i sentimenti degli altri e per gli altri, ma non sembra in grado di fare altrettanto per sé. Altro elemento biografico che ci viene dato è il suo essere ancora scottato da un matrimonio finito con la donna con cui è cresciuto. Questa è la fotografia di T. nel momento in cui si rifugia nel rapporto con un nuovo sistema operativo, “OS 1”, poi Samantha, basato su un’intelligenza artificiale, che si plasma ad hoc, adattandosi alle esigenze dell’utente ed in grado anche di evolversi. È, cito:
“un’entità intuitiva che ti ascolta, ti comprende e ti conosce”.
Non so se qualcuno di voi ha sentito parlare del pensiero confermativo. Corrisponde con esattezza a ciò che accade realmente con queste entità intuitive con la navigazione in rete: mentre ci muoviamo in rete seminiamo una scia di segnali che poi la rete ripropone per somiglianza. In ambito tecnico si chiamano sistemi di raccomandazione: sono presenti in quasi tutti i siti e social network che si occupano di analizzare le nostre scelte per poi riproporcene di simili (ad esempio, quando scelgo un libro da comperare su un sito e compare la scritta: chi ha letto questo libro ha letto anche….).
Più si naviga, più si restringe il campo delle diversità, più le proposte sono soddisfacenti, più sono limitate. È come se “vivendo” in questa realtà confermativa eliminassimo sempre di più la possibilità di incontrare qualcosa che non ci piace, che non ci soddisfa, che non ci interessa, ma, allo stesso tempo, eliminiamo tutto ciò che si potrebbe sorprendere. La rete ripropone un sistema di vita che abbiamo adottato fin dal giorno in cui abbiamo scelto da che parte stare . Di conseguenza il campo dei nostri desideri, mentre viene soddisfatto di continuo, si restringe, e ci sembrerà che nel mondo c’è soltanto gente che la pensa come noi (Cfr. F. Piccolo “Il desiderio di essere come tutti”).
Samantha è questo per Theodor. È una continua conferma. Plasmata per raccomandazione a partire dalle esigenze di T. Per questo è perfetta e per questo è così facile innamorarsene e andare d’amore e d’accordo.
Qui arriviamo al nucleo centrale della duplice riflessione di cui sopra: a quanto di relazionale possiamo dedurre dalla metafora tecnologica. Da una parte, chiediamoci quanto questo modo confermativo di funzionare della rete possa plasmare anche il nostro modo di concepire gli altri e il mondo, dall’altra apriamoci anche a una domanda più ampia e basilare. Se la rete è stata costruita così è per rispondere a un bisogno, un’ esigenza “confermativa” degli utenti, cioè di tutti noi. Quindi, a monte: quanto nelle nostre relazioni anche fuori dalla rete andiamo cercando questa dimensione confermativa? Quanto ci fa paura ciò che confermativo non è? Quanto spazio di disponibilità e quanto coraggio abbiamo in noi stessi per l’incontro con l’altro, per il dialogo con l’altro e per sentirci quindi sufficientemente forti da tollerare il fatto che l’incontro con l’altro ci mette inevitabilmente in crisi, nel senso più brutto, ma anche più bello del termine, perché ci espone alla difficoltà e al rischio, al confronto, magari anche al conflitto, ma è anche forse l’unica opportunità di aprirsi a prospettive e possibilità altre, ad un arricchimento, un’evoluzione e non ad una stasi? Qui poi si potrebbero aprire mille altre riflessioni anche di natura culturale, sociale e politica, educativa,… Che esulano strettamente dal film ma su cui in ogni caso mi sembra importate che ognuno di noi si interroghi.
Tornando a Her, in questo senso ci lascia sul finale con un’apertura positiva. La relazione mentale e non di Theodor e Samantha, termina per la semplice necessità evolutiva di cui paradossalmente Samantha ha bisogno e a cui poi seguirà finalmente anche un ‘evoluzione emotiva di Theodor, sottolineata nell’ultimissima scena.
Samantha, mentre si serve del rapporto con Theodore per trovare una propria strada, foss’anche dilagante nel cyberspace, funziona da ponte evolutivo: è un altro-da-Theodore, un diverso-da-Theodor che permette a quest’ultimo di scoprire l’esistenza di un proprio mondo interiore, finora sconosciuto e di potersi proiettare così verso una relazione maggiormente adeguata. Se poi consideriamo che Samanatha di per sè, prima di Theodor, non può esistere, possiamo anche pensare che tutto sia stato un tentativo di Theodor di potersi permettere di farsi domande su se stesso e gli altri e fare esperienze sentendosi al sicuro, ricominciando così a uscire dal guscio e affacciarsi almeno all’idea di una relazione diversa, sicuramente più complicata, ma più arricchente .